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Storia del Catania


La data di fondazione del Catania è il 1946, ma molto più risalenti sono le radici del club rossazzurro, la cui data di nascita si può individuare nell’8 novembre 1908, quando inizia la propria attività, in Piazza d’Armi, la Sezione Calcio dell’Associazione Sportiva Pro Patria.

L’anno dopo nasce un altro sodalizio, lo Sport Club Trinacria, e nel 1910, in risposta, la Pro Patria sezione calcio diventa Unione Sportiva Catanese. Per anni l’attività rimane circoscritta a livello locale e solo dopo l’interruzione bellica, nel 1920, si registra in città il grande risveglio del pallone, con la costituzione di un club cittadino concorrente, la Juventus F.C. Il 10 ottobre di quello stesso anno rinasce l’U.S. Catanese, che assorbe la Trinacria.

Per quasi un decennio l’attività non supera i confini della viva rivalità tra le due squadre. Per la prima partecipazione a un regolare campionato, quello di Seconda Divisione, bisogna attendere il 1929, quando l’U.S. Catanese viene ricostituita come Società Sportiva Catania.

I colori delle maglie vengono dal gonfalone cittadino: il “fuoco dell’Etna e l’azzurro del cielo”, come raccontano le cronache dell’epoca; il primo disegno prevede una fascia orizzontale sul petto.In campionato la squadra attraversa un duro rodaggio di pesanti sconfitte, indispensabile per affrancarsi dal lungo periodo di isolamento. Celebre all’epoca la figura del “Turco”, il libico Mustafà, difensore che si esibiva scalzo e di cui i manifesti esaltavano la bravura di giocoliere per attirare il pubblico.

Nel 1931 l’iscrizione alla Prima Divisione (la C dell’epoca) segna l’ingresso nel grande calcio e infatti tre anni dopo arriva la prima promozione in serie B.
Un assaggio di gran lusso: rafforzata dal prestito della giovane ala bolognese Amedeo Biavati, il fuoriclasse del passo doppio che nel 1938 sarà campione del Mondo, il Catania lotta a lungo per il primato, poi frena, su pressione del presidente, il duca Trigone di Misterbianco, per i problemi economici che il salto in A comporterebbe.

Si vive di bel calcio, ma anche di stenti finanziari. Nel 1936, nuova rifondazione e nuovo nome, Associazione Calcio Catania: porta malissimo, la squadra perde la B nel torneo di spareggio con Venezia, Pro Vercelli e Messina.

Nel 1938, finalmente, la squadra può giocare in un vero, grande stadio: il 28 novembre viene inaugurato il nuovo impianto, un autentico gioiello immerso nelle viuzze del quartiere Cibali, da cui trae il nome.

Un’altra apparizione in B, conquistata al termine di quella stagione, poi è C fino alla nuova sospensione bellica. Alla ripresa dell’attività, non c’è quasi più nulla. Nascono due società, Virtus e Catanese, iscritte alla C del Centro-Sud.

Al termine della stagione, nel 1946, viene fondato il Calcio Club Catania, la società giunta, sia pure tra mille traversie, fino ai giorni nostri. Tre i periodi più “caldi”. Nel 1954, con la difesa guidata da Enzo Bearzot, giovane centromediano in prestito dall’Inter, il Catania tocca per la prima volta il cielo della serie A.

Nei primi anni Sessanta, con la società guidata da un commissario straordinario di grandi capacità, Ignazio Marcoccio, il Catania pilotato da Carmelo Di Bella conquista tre ottavi posti nella massima divisione, annoverando tra le proprie file campioni autentici: dal portiere Vavassori, già scudettato con la Juventus, al nazionale tedesco Symaniak, mediano di gran classe, dal bomber Facchin fino al regista brasiliano Cinesinho, destinato a conquistare anche lui il tricolore con la Juve.

Inoltre, il giovane mediano Turra,poi partito per il Bologna, e il giovanissimo Cordova, raffinato regista. All`inizio di quest’era felice il grido di un radiocronista della Rai, che collegandosi dallo stadio di Catania annunciava al mondo che i rossazzurri stavano mettendo sotto la Grande Inter di Herrera: "Clamoroso al Cibali! Il Catania ha segnato!".

Tuttavia proprio la cessione dell’asso brasiliano Cinesinho alla Juve, nel 1965, minò le fondamenta tecniche del complesso,che alla fine della stagione salutava la Serie A. Nel 1969 si apre una nuova era: a Marcoccio, diventato presidente, subentra Angelo Massimino, straordinaria figura di industriale (emigrante in Argentina da giovane, aveva fatto fortuna e tornato a casa, l’aveva replicata con l’impresa edile messa su assieme ai fratelli) e di sportivo.

Conquistò subito la Serie A, per una fugace apparizione.L’immediata retrocessione del 1971, gli anni delle gesta di Romano Fogli, grande regista in chiusura di carriera, fecero da preambolo al nuovo scivolone in C, nel 1974.

Si apriva un lungo periodo di alternanza tra B e C1, con la "perla" di un altro ritorno in A, nel 1983, dopo gli spareggi (con la carovana dei quarantamila tifosi a colorare di rossazzurro l’Olimpico di Roma nella "finale" con la Cremonese).

Era la squadra del genietto Mastalli, divenne quella del fallimeto dei brasiliani Pedrinho e Luvanor e del pronto ritorno in B, che riapriva l’era dei saliscendi tra i cadetti e la C1. Nella stagione 1986/87 la crisi, Massimino viene sostituito da una cordata di politici capeggiata da Attaguile.

Il campionato si conclude con la retrocessione dalla serie B alla C1. Dal 1988 alla stagione 1991/92 la squadra mantiene la categoria ottenendo piazzamenti che variano dal 15° al 6° posto. Nella stagione 1992/1993, con il ritorno alla presidenza del Cav. Massimino "pasticciaccio" della radiazione dal calcio professionistico.

Una vicenda resa ancor più incandescente dal ricorso al Tar di Massimino, infuriato per un declassamento dovuto formalmente al ritardo nell’iscrizione per motivi finanziari. Alla fine, tutto risultò vano. Il Catania ripartiva dall’Eccellenza, dove veniva "ripescato" a stagione iniziata, mentre nel Campionato Nazionale Dilettanti giovaca il Catania Calcio Club, appena costituito dal gruppo-Proto proprietario dell’Atletico Leonzio.

Nel 1994, il Catania veniva iscritto al Campionato Nazionale Dilettanti e si apriva il curioso e non sempre pacifico dualismo (soprattutto nell’utilizzazione del Cibali) tra il club di Massimino e l’Atletico Catania. Dai Dilettanti alla C2 in una stagione, poi l’anno dopo, il 4 marzo 1996, la tragica morte in un incidente stradale del presidentissimo Massimino chiudeva definitivamente un’era del calcio rossazzurro.

Il presente è il nuovo Cibali, un gioiello restaurato e rimesso a nuovo, col conforto di una nuova ambiziosa proprietà: il 25 maggio 2000, dopo venticinque anni di gestione dei Massimino, il Catania passava nelle mani di Luciano Gaucci, tramite la società inglese Winpol. Nel giugno del 2002, il sospirato ritorno in B.

La permanenza nella serie cadetta per la squadra rossazzurra passa dalle mani della giustizia ordinaria e sportiva che, dopo un`estate di tribolazioni, assegna al Catania la vittoria a tavolino contro il Siena. Ciò permette agli etnei di attestarsi al 16° posto mantenendo la serie B.

L`anno successivo, in un inedito torneo a 24 squadre, la conquista del 9° posto. Il 2004 sancisce il passaggio di proprietà dalla famiglia Gaucci all`imprenditore catanese Antonino Pulvirenti.
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